4 MAGGIO 2024 - 4 GIUGNO 2024
ULTRAIMMAGINARIO: UNO SPAZIO COLLETTIVO
Studio Legale Matteo Marinivia Cefalonia 49, Brescia
ARTE CONTEMPORANEA
ULTRAIMMAGINARIO: UNO SPAZIO COLLETTIVO
testo curatoriale e curatela di Delia Mangano, fondatrice di YAS - Young Artists Supporters
con il supporto di Ana Leyla Tesanovic, Eleonora Federico ed Ambra Gheller (team YAS)
in collaborazione con Studio Legale Matteo Marini, sponsor della mostra
In mostra opere di: Francesco Maluta, Luca Migliorino, Isabella Nazzarri, Maria Pilotto, Domenico Ruccia, Elisa Schiavina, Arjan Shehaj e Vincenzo Zancana.
testo curatoriale e curatela di Delia Mangano, fondatrice di YAS - Young Artists Supporters
con il supporto di Ana Leyla Tesanovic, Eleonora Federico ed Ambra Gheller (team YAS)
in collaborazione con Studio Legale Matteo Marini, sponsor della mostra
In mostra opere di: Francesco Maluta, Luca Migliorino, Isabella Nazzarri, Maria Pilotto, Domenico Ruccia, Elisa Schiavina, Arjan Shehaj e Vincenzo Zancana.
Ultraimmaginario: uno spazio collettivo si propone di indagare il contemporaneo attraverso la ricerca e lo sguardo di artist3 con stili e proposte molto diversi tra loro.
Grazie allo sviluppo di una cifra stilistica personale ed altamente riconoscibile, si entra in connessione diretta con una nuova corrente artistico-visuale che sta radicandosi in Italia ed in Europa.
L’immaginario individuale di ogni artista quindi, diciamo di partenza, diventa un ultra immaginario potenziato e collettivo, che può espandersi in uno spazio condiviso in cui entrano in dialogo tra loro le pluralità che lo abitano e lo vivono per lavoro.
Siamo in uno studio legale, uno spazio in cui solitamente si può sviluppare di meno una relazione con il proprio mondo immaginifico e questo è uno dei motivi per cui abbiamo pensato di proporre la mostra qui.
Se l’accezione che consideriamo attualmente di immaginario comprende intrinsecamente scenari individuali e collettivi, la definizione di Mundus imaginalis di Corbin apre alla sfera afferente immagini visionarie e realtà trascendenti, comprendendo anche quella dell’immateriale e dell’intangibile.
In fondo, come ci insegna Wunenburger, cos’è l’immaginario se non un approccio altro alla riflessione e alla conoscenza che abbiamo della realtà, un mezzo incredibile per permetterci di stare nella dimensione del reale esprimendoci attraverso una rappresentazione ed un’espressività del nostro essere e del nostro inconscio.
Guardando alla pratica artistica più nel dettaglio, Francesco Maluta attinge alla sua immaginazione per dipingere delle creature del regno animale che solitamente fungono da allegoria per le dinamiche umane, soprattutto di relazione, di potere e gerarchia.
Il suo “bestiario favolistico” si prende la scena insieme ad una pittura dai contorni morbidi in cui grandi protagonisti sono il colore ed i dettagli.
Luca Migliorino crea degli scenari ricchi di elementi narrativi singoli che poi si collegano agli altri suggerendo un messaggio ed una visione critica. Nei suoi lavori, sempre molto particolareggiati, si può rimarcare un magistrale utilizzo delle proporzioni e dello spazio.
Isabella Nazzarri si ispira moltissimo alla percezione dell’ambiente e della natura per trasformare il paesaggio attraverso la pittura, in un processo iniziato da qualche anno che la sta portando ad alleggerire sempre di più il suo tratto e la traccia di colore che imprime sulla tela o sulla carta, per comunicare un senso di coinvolgimento e leggerezza.
Grazie allo sviluppo di una cifra stilistica personale ed altamente riconoscibile, si entra in connessione diretta con una nuova corrente artistico-visuale che sta radicandosi in Italia ed in Europa.
L’immaginario individuale di ogni artista quindi, diciamo di partenza, diventa un ultra immaginario potenziato e collettivo, che può espandersi in uno spazio condiviso in cui entrano in dialogo tra loro le pluralità che lo abitano e lo vivono per lavoro.
Siamo in uno studio legale, uno spazio in cui solitamente si può sviluppare di meno una relazione con il proprio mondo immaginifico e questo è uno dei motivi per cui abbiamo pensato di proporre la mostra qui.
Se l’accezione che consideriamo attualmente di immaginario comprende intrinsecamente scenari individuali e collettivi, la definizione di Mundus imaginalis di Corbin apre alla sfera afferente immagini visionarie e realtà trascendenti, comprendendo anche quella dell’immateriale e dell’intangibile.
In fondo, come ci insegna Wunenburger, cos’è l’immaginario se non un approccio altro alla riflessione e alla conoscenza che abbiamo della realtà, un mezzo incredibile per permetterci di stare nella dimensione del reale esprimendoci attraverso una rappresentazione ed un’espressività del nostro essere e del nostro inconscio.
Guardando alla pratica artistica più nel dettaglio, Francesco Maluta attinge alla sua immaginazione per dipingere delle creature del regno animale che solitamente fungono da allegoria per le dinamiche umane, soprattutto di relazione, di potere e gerarchia.
Il suo “bestiario favolistico” si prende la scena insieme ad una pittura dai contorni morbidi in cui grandi protagonisti sono il colore ed i dettagli.
Luca Migliorino crea degli scenari ricchi di elementi narrativi singoli che poi si collegano agli altri suggerendo un messaggio ed una visione critica. Nei suoi lavori, sempre molto particolareggiati, si può rimarcare un magistrale utilizzo delle proporzioni e dello spazio.
Isabella Nazzarri si ispira moltissimo alla percezione dell’ambiente e della natura per trasformare il paesaggio attraverso la pittura, in un processo iniziato da qualche anno che la sta portando ad alleggerire sempre di più il suo tratto e la traccia di colore che imprime sulla tela o sulla carta, per comunicare un senso di coinvolgimento e leggerezza.
Maria Pilotto crea connessioni tra la sua storia personale e quella di chi guarda le sue opere attraverso la rappresentazione di momenti di celebrazione familiare e l’estetica del cibo, in particolare i dolci. Spesso coinvolge direttamente le persone con cui entra in contatto condividendo ricette e album di famiglia come ispirazione, contribuendo a creare comunità e senso di appartenenza anche tra persone prima estranee. Tecnicamente privilegia l’acquerello, che padroneggia minuziosamente, ma lavora molto bene anche con l’incisione.
Domenico Ruccia traspone su tela le fantasticherie sull’immaginario socio-estetico-culturale del cinema, della moda e della musica del passato filtrandole attraverso la sua percezione, utilizzando la pittura come mezzo per creare un dialogo con chi osserva le sue opere, condividendo memorie ed epifanie.
Elisa Schiavina invece si destreggia audacemente in un rapporto giocoso e ricco di sperimentazione sull’autorappresentazione, la sessualità e l’utilizzo della poesia e della parola come linfa a cui attingere e a cui ispirarsi.
Il rapporto con il colore è molto intenso e trascende le convenzioni avvalendosi anche di tessuti, elementi ed oggetti particolari che ha sempre posseduto o che ha ricercato, ponendo molta attenzione anche all’apparato estetico-formale per esempio dal punto di vista ferale e totemico o per quanto riguarda i giochi, in particolare la giostra.
Arjan Shehaj utilizza un tratto pittorico molto pulito ed essenziale per creare una composizione formale esteticamente perfetta che rimanda al processo meditativo con cui è stata immaginata.
La tendenza è evolutiva e procede per sottrazione, ricercando sulla tela o su carte particolari che seleziona appositamente di liberare la matrice creativa che ha in mente dalla forma in eccesso per arrivare al segno essenziale che caratterizza una vasta parte della sua produzione.
Vincenzo Zancana interviene su diversi materiali per imprimervi spesso immagini dal suo archivio fotografico a testimoniare la sua relazione con l’oggetto e la morfologia del paesaggio o creando delle sculture che si innestano nello spazio, spesso entrando in dialogo volontario ed involontario con le altre opere o gli elementi che le circondano.
Questo è possibile anche grazie alle scelte estetiche operate dall’artista, caratterizzate da pulizia formale e materiali che richiamano molto la trasparenza.
Domenico Ruccia traspone su tela le fantasticherie sull’immaginario socio-estetico-culturale del cinema, della moda e della musica del passato filtrandole attraverso la sua percezione, utilizzando la pittura come mezzo per creare un dialogo con chi osserva le sue opere, condividendo memorie ed epifanie.
Elisa Schiavina invece si destreggia audacemente in un rapporto giocoso e ricco di sperimentazione sull’autorappresentazione, la sessualità e l’utilizzo della poesia e della parola come linfa a cui attingere e a cui ispirarsi.
Il rapporto con il colore è molto intenso e trascende le convenzioni avvalendosi anche di tessuti, elementi ed oggetti particolari che ha sempre posseduto o che ha ricercato, ponendo molta attenzione anche all’apparato estetico-formale per esempio dal punto di vista ferale e totemico o per quanto riguarda i giochi, in particolare la giostra.
Arjan Shehaj utilizza un tratto pittorico molto pulito ed essenziale per creare una composizione formale esteticamente perfetta che rimanda al processo meditativo con cui è stata immaginata.
La tendenza è evolutiva e procede per sottrazione, ricercando sulla tela o su carte particolari che seleziona appositamente di liberare la matrice creativa che ha in mente dalla forma in eccesso per arrivare al segno essenziale che caratterizza una vasta parte della sua produzione.
Vincenzo Zancana interviene su diversi materiali per imprimervi spesso immagini dal suo archivio fotografico a testimoniare la sua relazione con l’oggetto e la morfologia del paesaggio o creando delle sculture che si innestano nello spazio, spesso entrando in dialogo volontario ed involontario con le altre opere o gli elementi che le circondano.
Questo è possibile anche grazie alle scelte estetiche operate dall’artista, caratterizzate da pulizia formale e materiali che richiamano molto la trasparenza.