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MUOVERSI NELL’INCERTEZZA
INTERVISTA A ELISABETTA LASZLO
INTERVISTA A ELISABETTA LASZLO
YAS
arte emergente
2025
Nello scorrere costante e vorticoso che è la realtà contemporanea, accadono delle situazioni che permettono di ampliare il nostro spazio di osservazione e di percezione.
In fondo, le particelle di energia che formano tutte le cose ci circondano e ci attraversano incessantemente, invitandoci senza sosta a fruire della possibilità di vedere ed esperire mondi altri, microcosmi, insenature e spazi liminali, marginali, inesplorati, da inventare e creare.
Elisabetta Laszlo accoglie e trasforma, osserva e restituisce, si fa scintilla per il trasmutare della realtà che vuole creare e rappresentare attraverso una pratica artistica che è prima di tutto apertura e ascolto delle forme di vita altre, in particolare animali e vegetali, in un’ottica di rispettosa orizzontalità.
Il suo lavoro è sicuramente sinestetico, ibrido come lei ci racconta, denso di contenuti che trovano espressione in media diversi che si compenetrano come per Island, Flirting Machines e Ràd Vàrtàlam (I’m waiting for you) in particolare.
Ce ne parla meglio in quest’intervista a cura di Delia Mangano.
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“Ràd Vàrtàlam”(I’m waiting for you) 20212022 Performance 72h Video 2.50’’, Color, Sound HD
Parlare di politica e arte richiederebbe forse troppo tempo… credo che sia politico il mio alzarmi al mattino e dedicarmi a fare questo.
Sono attenta a tutte le forme di vita, come tutti vivo anche io le mie contraddizioni.
Siamo in tempi incerti, questa credo che sia una condizione della contemporaneità, in un forte “stato di insicurezza” sotto molti punti di vista... nella mia pratica, in particolare con l’utilizzo del video e nel lavorare con l’animale mi sono abituata a questa condizione e a tratti per me rappresenta una risorsa. C’è un’imprevedibilità che caratterizza la natura animale, vivo il video come un qualcosa in continua costruzione e decostruzione, perciò sempre molto aperto, talvolta anche incerto. Nel cinema di Herzog, ad esempio, la camera è accesa e le cose accadono, anche fuori dal nostro controllo e possono creare scenari straordinari.
Considero tutto “in divenire”, in potenza, tante volte attorno noi, nel mondo, le cose sono in procinto di esplodere e di trasformarsi, questo è un qualcosa che mi attiva molto. Mi fa sempre pensare ad un lavoro straordinario di Michael Sailstorfer “tre metri cubi di legna con vista”, questa casa che si decompone da una stufa interna, che si trasforma e si alimenta dal legno di cui è composta… lavorare con l’incerto ha sempre a che fare, come molte altre cose nella vita con il fallimento, ma è anche un grande atto trasformativo.
L’orizzontalità è un concetto che mi è molto caro… sì da una parte credo accorci le distanze, dall’altra la distanza, a volte, è un punto di vista… considero tutte le forme di vita parte di un tutto, che è la realtà, il mondo…
In fondo, le particelle di energia che formano tutte le cose ci circondano e ci attraversano incessantemente, invitandoci senza sosta a fruire della possibilità di vedere ed esperire mondi altri, microcosmi, insenature e spazi liminali, marginali, inesplorati, da inventare e creare.
Elisabetta Laszlo accoglie e trasforma, osserva e restituisce, si fa scintilla per il trasmutare della realtà che vuole creare e rappresentare attraverso una pratica artistica che è prima di tutto apertura e ascolto delle forme di vita altre, in particolare animali e vegetali, in un’ottica di rispettosa orizzontalità.
Il suo lavoro è sicuramente sinestetico, ibrido come lei ci racconta, denso di contenuti che trovano espressione in media diversi che si compenetrano come per Island, Flirting Machines e Ràd Vàrtàlam (I’m waiting for you) in particolare.
Ce ne parla meglio in quest’intervista a cura di Delia Mangano.
“Ràd Vàrtàlam”(I’m waiting for you) 20212022 Performance 72h Video 2.50’’, Color, Sound HD
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consideri il tuo lavoro politico e/o antispecista?
Parlare di politica e arte richiederebbe forse troppo tempo… credo che sia politico il mio alzarmi al mattino e dedicarmi a fare questo.
Sono attenta a tutte le forme di vita, come tutti vivo anche io le mie contraddizioni.
- vorrei notare che non è così comune anche tra lǝ artistǝ trovare chi riesce a muoversi così bene e così a proprio agio nell'incertezza e nell'indefinito, nel tutto; volevo chiederti se queste caratteristiche derivino anche dal percepirti in un'orizzontalità che accorcia le distanze come essere umano dalle altre forme di vita e come essere in divenire ed in espansione
Siamo in tempi incerti, questa credo che sia una condizione della contemporaneità, in un forte “stato di insicurezza” sotto molti punti di vista... nella mia pratica, in particolare con l’utilizzo del video e nel lavorare con l’animale mi sono abituata a questa condizione e a tratti per me rappresenta una risorsa. C’è un’imprevedibilità che caratterizza la natura animale, vivo il video come un qualcosa in continua costruzione e decostruzione, perciò sempre molto aperto, talvolta anche incerto. Nel cinema di Herzog, ad esempio, la camera è accesa e le cose accadono, anche fuori dal nostro controllo e possono creare scenari straordinari.
Considero tutto “in divenire”, in potenza, tante volte attorno noi, nel mondo, le cose sono in procinto di esplodere e di trasformarsi, questo è un qualcosa che mi attiva molto. Mi fa sempre pensare ad un lavoro straordinario di Michael Sailstorfer “tre metri cubi di legna con vista”, questa casa che si decompone da una stufa interna, che si trasforma e si alimenta dal legno di cui è composta… lavorare con l’incerto ha sempre a che fare, come molte altre cose nella vita con il fallimento, ma è anche un grande atto trasformativo.
L’orizzontalità è un concetto che mi è molto caro… sì da una parte credo accorci le distanze, dall’altra la distanza, a volte, è un punto di vista… considero tutte le forme di vita parte di un tutto, che è la realtà, il mondo…
- nella tua pratica, lavori con molti medium diversi come performance, video, scultura e installazione, sono tutti egualmente rappresentativi o c’è un medium principale e gli altri sono estensioni?
Utilizzo ciò che è necessario al lavoro, sicuramente trovo facile pensare ad un video, lo sento molto naturale, tutto però per me si intreccia. Vivo il video come atto performativo, allo stesso tempo un atto scultoreo di una temporalità. Mi interessa molto la materia che spesso nel lavoro scultoreo sento come un qualcosa che possa essere attivato ed espandersi o modificarsi all’interno di uno spazio. Tutto è in movimento in ugual modo ha una sua performatività e un suo peso materico. Credo molto nella possibilità di fondere i linguaggi, le definizioni in particolare nell’arte mi stanno molto strette.
“ISLAND”, video, 20242025, 11”, color, sound, Full HD, frames from video- trovo Island sia un cortometraggio interessante e rappresentativo di vari aspetti del contemporaneo sia dal punto di vista sociale che da quello tecnico, mi spiego meglio: pensando al presente, in Island gli animali vivono in un contesto apparentemente naturale e boschivo, in realtà in sottofondo si sente l’autostrada, si vedono le reti, i localizzatori attaccati alle loro zampine, alcune riprese sono state realizzate con una fototrappola, insomma è tutto fortemente antropizzato e gli animali devono imparare a convivere con un ambiente modificato per le esigenze umane che per la stra maggioranza dei casi non tiene minimamente conto delle forme di vita già esistenti (anche per quanto riguarda la flora), era questo che ti interessava comunicare? Ci illustreresti anche gli ulteriori livelli di lettura del lavoro?
“Island” è un gigante dispositivo, in un luogo che sembrava scrivere il suo fallimento, come ben dici un autostrada e una discarica lo circondano pertanto creare un luogo di biodiversità a queste condizioni è molto complesso, quasi impossibile, eppure la natura trova sempre le sue strade.
I livelli di lettura del lavoro sono molti, ma anche molto aperti, sono molto ostile alle spiegazioni, pertanto non spiegherò molto in più, credo che le immagini abbiano già il loro linguaggio che talvolta funziona meglio di me.
Racconterei due aneddoti, ho conosciuto questo luogo per caso, uno sparviero mi era entrato in garage e ho dovuto cercare ornitologi per tutta mattina per farlo uscire, cosi sono venuta a conoscenza di questo posto.
Anche per Costante il chioccolatore, sono andata a cercarlo a Treviso, gli ho lasciato una lettera nella buca della posta, d’inverno fa il babbo natale forse per questo ha accolto il mio invito.
Mi interessano molto le figure ibride Costante lo è a livello linguistico, con la sua presenza, questo posto è uno strano ibrido…
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per quanto riguarda la parte di realizzazione tecnica del cortometraggio si può notare come sia caratterizzato da inquadrature fisse, riprese lente e close up; in uno dei nostri confronti mi dicevi che c’è stata una scelta autoriale in queste modalità, per mantenere il lavoro più vicino all’estetica e alla pratica dell’arte contemporanea e della videoarte più che alla cinematografia, a me arriva anche molto uno sguardo sulle cose da osservatrice che cerca di indagare e studiare il più possibile le cose e prova a restituire quello che ha visto, è così?
Credo fermamente che attualmente le categorie siano fallimentari, la video arte nella mia pratica nasce come un ibrido… in ugual modo penso che ci sia nel lavoro di chi utilizza il medium del video un certo momento in cui va fatta una scelta autoriale, su delle inquadrature che rimandano maggiormente al documentario, sia come gestione della temporalità che della narrazione oppure su un anti narrazione che era ciò che mi interessava. La creazione di un montaggio circolare, frammentario volutamente, tante presente si sfiorano, entrano momentaneamente in contatto tra di loro, come in un grande corridoio o in una sala d’attesa.
Osservare è una buona parte del lavoro di un artista credo, come l’intuito… un po’ come quando si cammina e si colgono delle cose che cambiano di giorno in giorno in base alla nostra forma di attenzione. Tarkovsky ne parlava molto bene all’interno di “scolpire il tempo”, di come una nuvola, in una buona giornata possa diventare il soggetto di un film. Cerco di essere molto attenta al mondo e allo stesso tempo distratta quando ne ho bisogno, a volte mi rendo conto che si tratta di inciampi, scivolamenti sulle cose e piacevoli stordimenti.
Cerco di restituire una porzione del mio sguardo conscia di avere punti di vista variabili, di essere soggetta a rapidi cambiamenti.
Sicuramente c’è una buona parte di studio a cui tengo molto.
“ISLAND”, video, 20242025, 11”, color, sound, Full HD, frames from video
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che ruolo ha e che importanza riveste la componente linguistica nel tuo lavoro ed il fatto di parlare anche un’altra lingua non indoeuropea come l’ungherese o forse anche avere origini ungheresi?
Il linguaggio è una componente centrale del mio lavoro, non parlo l’ungherese purtroppo perché da bambina non mi è stato insegnato, ho tentato da sola ed è stato divertente ho imparato solo i nomi degli animali e mi ricordo solo come si dice gatto.
Sicuramente l’Ungheria fa parte di me, riconosco che delle cose me la richiamano e quasi più come sentire un sapore, non so tanto bene come spiegarlo.
- che ruolo ha e che importanza riveste il sonoro nei tuoi lavori video?
Il sonoro è molto importante nel mio lavoro, lo sta diventando sempre di più… sia per quanto riguarda il rapporto audio-immagine all’interno del video, basta pensare alle colonne sonore di Tarkovsky e diventa quasi automaticamente chiaro come questo rapporto sia un gioco di potenziamenti reciproci. Sta diventando molto importante anche nella scultura tanto che “Flirting Machines” istallate assieme al video “ISLAND” sono sculture sonore.
Ho suonato per molto tempo, la mia famiglia è piena di musicisti, direi che è un qualcosa di cui ho fatto esperienza fin da bambina e che sento mi appartiene, allo stesso tempo è un qualcosa che voglio approfondire ancora, sento che ci sono molte cose che devo mettere a fuoco…
“Flirting Machines”, two sound sculpture, 2025 , Istallation view: VIR Via Farini in residence, MilanoRingraziamo l’artista per questo scambio sincero e coerente, tutte le immagini sono state fornite da Elisabetta.
ENGLISH VERSION
EMBODY THE UNCERTAINTY
INTERVIEW WITH ELIZABETH LASZLO
INTERVIEW WITH ELIZABETH LASZLO
YAS
emerging art
2025
In the constant and swirling flow that is contemporary reality, situations occur that allow us to expand our space of observation and perception.
After all, the particles of energy that form all things surround us and pass through us incessantly, inviting us without stopping to enjoy the possibility of seeing and experiencing other worlds, microcosms, creeks and liminal spaces, marginal, unexplored, to be invented and created.
Elisabetta Laszlo welcomes and transforms, observes and returns, sparks for the transmuting of reality that wants to create and represent through an artistic practice that is first of all opening and listening to other life forms, in particular animals and plants, with a view to respectful horizontality.
Her work is definitely synesthetic, hybrid as she tells us, dense of contents that find expression in different media that interpenetrate as for Island, Flirting Machines and Ràd Vàrtàlam (I’m waiting for you) in particular.
We talk about it better in this interview by Delia Mangano.
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“Ràd Vàrtàlam”(I’m waiting for you) 20212022 Performance 72h Video 2.50’’, Color, Sound HD
Talking about politics and art might take too long... I think it is political for me to get up in the morning and devote myself to doing this. I am attentive to all forms of life, as all I also live my contradictions.
We are in uncertain times, I believe this is a condition of contemporaneity, in a strong "state of insecurity" from many points of view... in my practice, in particular with the use of video and working with the animals, I got used to this condition and at times it is an asset for me. There is an unpredictability that characterizes the animal nature, I live the video as something in continuous construction and deconstruction, therefore always very open, sometimes even uncertain. In Herzog’s cinema, for example, the camera is turned on and things happen, even beyond our control and can create extraordinary scenarios.
I consider everything "in progress", in power, many times around us, in the world, things are about to explode and transform, this is something that activates me very much. It always makes me think of an extraordinary work by Michael Sailstorfer "three cubic meters of wood with a view", this house that decomposes from an internal stove, which is transformed and fed by the wood of which it is composed... Working with the uncertain always has to do, like many other things in life with failure, but it is also a great transformative act.
The horizontality is a concept that is very dear to me... so on the one hand I think it shortens the distances, on the other the distance, sometimes, is a point of view... I consider all life forms part of a whole, which is reality, the world...
I use what is necessary to work, surely I find it easy to think of a video, I feel very natural, but everything for me is intertwined. I live the video as a performative act, at the same time a sculptural act of temporality. I am very interested in the matter that often in sculptural work I feel as something that can be activated and expand or change within a space. Everything is moving in the same way has its own performativity and material weight. I believe very much in the possibility of merging languages, the definitions especially in art are very limiting for me.
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“ISLAND”, video, 20242025, 11”, color, sound, Full HD, frames from video
"Island" is a giant device, in a place that seemed to write its failure, as you say a highway and a landfill surround it therefore create a biodiversity site under these conditions is very complex, almost impossible, yet nature always finds its ways.
The levels of reading the work are many, but also very open, they are very hostile to explanations, so I will not explain much more, I think that the images already have their language that sometimes works better than me.
I would tell two anecdotes, I knew this place by chance, a sparrow had come into my garage and I had to look for ornithologists all morning to get it out, so I came to know about this place.
Also for Costante the chioccolatore, I went to look for him in Treviso, I left a letter in the mailbox, in winter does Santa Claus maybe that’s why he accepted my invitation. I’m very interested in hybrid figures Constant is so linguistically, with his presence, this place is a strange hybrid...
I firmly believe that currently the categories are failing, the video art in my practice is born as a hybrid... In the same way I think that there is a certain moment in the work of those who use the medium of video when an author’s choice must be made, on shots that refer more to documentary, either as a management of the temporality of the narrative or on an anti-narration that was what interested me. The creation of a circular assembly, deliberately fragmentary, many present touch each other, momentarily come into contact with each other, as in a large corridor or in a waiting room.
Observing is a good part of the work of an artist I believe, as intuition... a bit like when we walk and catch things that change from day to day according to our form of attention. Tarkovsky talked about it very well in "sculpting time", how a cloud on a good day can become the subject of a film. I try to be very attentive to the world and at the same time distracted when I need it, sometimes I realize that these are stumbles, slips on things and pleasant stunts.
I try to return a portion of my gaze aware of having varying points of view, of being subject to rapid changes. Certainly there is a good part of the study that I care about.
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“ISLAND”, video, 20242025, 11”, color, sound, Full HD, frames from video
Language is a central component of my work, I don’t speak Hungarian unfortunately because as a child I was not taught, I tried alone and it was fun I learned only the names of animals and I remember only how to say cat.
Surely Hungary is part of me, I recognize that some things remind me of it and almost like feeling a taste, I don’t know how to explain it.
Sound is very important in my work, it’s becoming more and more so... both with regard to the audio-image relationship within the video, just think of Tarkovsky’s soundtracks and it becomes almost automatically clear how this relationship is a game of mutual potentiations. It is becoming very important also in sculpture so much that "Flirting Machines" installed together with the video "ISLAND" are sound sculptures.
I played for a long time, my family is full of musicians, I would say that it’s something that I have experienced since I was a child and that I feel belongs to me, at the same time it’s something that I want to deepen even more, I feel there are many things that I need to focus on...
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“Flirting Machines”, two sound sculpture, 2025 , Istallation view: VIR Via Farini in residence, Milano
We thank the artist for this sincere and coherent exchange, all images were provided by Elisabetta.
After all, the particles of energy that form all things surround us and pass through us incessantly, inviting us without stopping to enjoy the possibility of seeing and experiencing other worlds, microcosms, creeks and liminal spaces, marginal, unexplored, to be invented and created.
Elisabetta Laszlo welcomes and transforms, observes and returns, sparks for the transmuting of reality that wants to create and represent through an artistic practice that is first of all opening and listening to other life forms, in particular animals and plants, with a view to respectful horizontality.
Her work is definitely synesthetic, hybrid as she tells us, dense of contents that find expression in different media that interpenetrate as for Island, Flirting Machines and Ràd Vàrtàlam (I’m waiting for you) in particular.
We talk about it better in this interview by Delia Mangano.
“Ràd Vàrtàlam”(I’m waiting for you) 20212022 Performance 72h Video 2.50’’, Color, Sound HD
- do you consider your work political and/or anti-speciesist?
Talking about politics and art might take too long... I think it is political for me to get up in the morning and devote myself to doing this. I am attentive to all forms of life, as all I also live my contradictions.
- I would like to note that it is not so common even among the artists find those who can move so well and so comfortable in uncertainty and the undefined, in the whole; I wanted to ask you if these characteristics also derive from perceiving yourself in a horizontality that shortens the distances as a human being from other forms of life and as an evolving and expanding human being
We are in uncertain times, I believe this is a condition of contemporaneity, in a strong "state of insecurity" from many points of view... in my practice, in particular with the use of video and working with the animals, I got used to this condition and at times it is an asset for me. There is an unpredictability that characterizes the animal nature, I live the video as something in continuous construction and deconstruction, therefore always very open, sometimes even uncertain. In Herzog’s cinema, for example, the camera is turned on and things happen, even beyond our control and can create extraordinary scenarios.
I consider everything "in progress", in power, many times around us, in the world, things are about to explode and transform, this is something that activates me very much. It always makes me think of an extraordinary work by Michael Sailstorfer "three cubic meters of wood with a view", this house that decomposes from an internal stove, which is transformed and fed by the wood of which it is composed... Working with the uncertain always has to do, like many other things in life with failure, but it is also a great transformative act.
The horizontality is a concept that is very dear to me... so on the one hand I think it shortens the distances, on the other the distance, sometimes, is a point of view... I consider all life forms part of a whole, which is reality, the world...
- In your practice, work with many different mediums such as performance, video, sculpture and installation, are all equally representative or is there one main medium and the others are extensions?
I use what is necessary to work, surely I find it easy to think of a video, I feel very natural, but everything for me is intertwined. I live the video as a performative act, at the same time a sculptural act of temporality. I am very interested in the matter that often in sculptural work I feel as something that can be activated and expand or change within a space. Everything is moving in the same way has its own performativity and material weight. I believe very much in the possibility of merging languages, the definitions especially in art are very limiting for me.
“ISLAND”, video, 20242025, 11”, color, sound, Full HD, frames from video- I find Island is an interesting short film and representative of various aspects of the contemporary both from a social and technical point of view, I explain better: thinking about the present, in Island animals live in an apparently natural and wooded actually in the background you hear the highway, you see the nets, the locators attached to their paws, some shots were taken with a camera trap, but everything is heavily anthropogenized and animals must learn to live with an environment modified for human needs that for the vast majority of cases does not take into account existing life forms (including flora), is that what you were interested in communicating? Would you also tell us about the further levels of reading the work?
"Island" is a giant device, in a place that seemed to write its failure, as you say a highway and a landfill surround it therefore create a biodiversity site under these conditions is very complex, almost impossible, yet nature always finds its ways.
The levels of reading the work are many, but also very open, they are very hostile to explanations, so I will not explain much more, I think that the images already have their language that sometimes works better than me.
I would tell two anecdotes, I knew this place by chance, a sparrow had come into my garage and I had to look for ornithologists all morning to get it out, so I came to know about this place.
Also for Costante the chioccolatore, I went to look for him in Treviso, I left a letter in the mailbox, in winter does Santa Claus maybe that’s why he accepted my invitation. I’m very interested in hybrid figures Constant is so linguistically, with his presence, this place is a strange hybrid...
- focusing on the technical part of the short film, you can see how it is characterized by fixed shots, slow shots and close-ups; in one of our comparisons you told me that there was an authorial choice to keep the work closer to aesthetics and practice of contemporary art and video art more than cinematography, I also get a lot of a look at things as an observer who tries to investigate and study things as much as possible and try to return what he saw, is it correct?
I firmly believe that currently the categories are failing, the video art in my practice is born as a hybrid... In the same way I think that there is a certain moment in the work of those who use the medium of video when an author’s choice must be made, on shots that refer more to documentary, either as a management of the temporality of the narrative or on an anti-narration that was what interested me. The creation of a circular assembly, deliberately fragmentary, many present touch each other, momentarily come into contact with each other, as in a large corridor or in a waiting room.
Observing is a good part of the work of an artist I believe, as intuition... a bit like when we walk and catch things that change from day to day according to our form of attention. Tarkovsky talked about it very well in "sculpting time", how a cloud on a good day can become the subject of a film. I try to be very attentive to the world and at the same time distracted when I need it, sometimes I realize that these are stumbles, slips on things and pleasant stunts.
I try to return a portion of my gaze aware of having varying points of view, of being subject to rapid changes. Certainly there is a good part of the study that I care about.
“ISLAND”, video, 20242025, 11”, color, sound, Full HD, frames from video
- what role and importance does the linguistic component play in your work and the fact that you also speak another non-Indo-European language such as Hungarian or maybe even have Hungarian origins?
Language is a central component of my work, I don’t speak Hungarian unfortunately because as a child I was not taught, I tried alone and it was fun I learned only the names of animals and I remember only how to say cat.
Surely Hungary is part of me, I recognize that some things remind me of it and almost like feeling a taste, I don’t know how to explain it.
- What role and importance does sound play in your video work?
Sound is very important in my work, it’s becoming more and more so... both with regard to the audio-image relationship within the video, just think of Tarkovsky’s soundtracks and it becomes almost automatically clear how this relationship is a game of mutual potentiations. It is becoming very important also in sculpture so much that "Flirting Machines" installed together with the video "ISLAND" are sound sculptures.
I played for a long time, my family is full of musicians, I would say that it’s something that I have experienced since I was a child and that I feel belongs to me, at the same time it’s something that I want to deepen even more, I feel there are many things that I need to focus on...
“Flirting Machines”, two sound sculpture, 2025 , Istallation view: VIR Via Farini in residence, MilanoWe thank the artist for this sincere and coherent exchange, all images were provided by Elisabetta.
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