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ESERCIZIO ALLA MERAVIGLIA PER L’ESTATE: TRA CAMMINATE, LETTERATURA E PSICOGEOLOGIA

Yas Viaggiarte
Camminate, Lettura, Psicologia
2022




Senza numero. Un fuori onda che la cavalca, come quelle estati il cui tempo è dettato solo dalla giovinezza


YAS e Viaggiarte incontrano Giulia Bernardi e ne esce un pezzo che ci trasmette la voglia di andare in cammino, “Esercizio alla meraviglia per l’estate: tra camminate, letteratura e psicogenealogia“.

1990, Casale Monferrato. Giulia vive e lavora tra Milano e la Liguria. Si avvicina alla fotografia come autodidatta. Questo interesse viene approfondito prima con l’approccio al medio formato, e poi con gli studi presso il Cfp Bauer di Milano nel 2020. La sua ricerca indaga il concetto di psicogeologia, dell’identità dei luoghi e la relazione di questi con le persone, focalizzando il rapporto tra paesaggio interiore, parola scritta e scena manifesta. Il suo approccio è di tipo sentimentale, fisico e analitico allo stesso tempo: ricostruisce le memorie poetiche dei luoghi esplorando la loro configurazione attraverso la pratica estetica del camminare in essi.
Allo stesso tempo, tale relazione diretta e prolungata con lo spazio, la porta a catalogare porzioni di paesaggio in cui cerca un futuro possibile tra umano e non umano e un linguaggio geologico che sia intimo e quotidiano.

Archivio Antropologico è un progetto a lungo termine, forse lungo una vita. Il progetto accompagna l’artista nella scoperta, intimamente universale, di se stessa e del paesaggio che la circonda.

L’impostazione scientifica scandisce l’indagine sentimentale: il camminare diviene pratica conoscitiva, la fotografia immortala, le mani raccolgono ciò che colpisce la vista, l’olfatto e il gusto. Attraverso un processo di catalogazione del paesaggio, meticoloso e maniacale, il progetto è una ricerca delle origini ancestrali e comuni per riscoprirsi parte della propria terra e tessere un legame perduto su cui fondare un futuro di coesistenza.

Archivio Antropologico è memoria di ogni giorno in cui la consapevolezza si è fatta pratica attenta scoprendo, attraverso essa, il modo per coesistere ed essere presente al Mondo. Esplorando territori per pura attrazione geologica, l’artista rintraccia nella morfologia dei luoghi le storie, i miti e le leggende che ne hanno accompagnato la vita. Il lavoro comprende i linguaggi della fotografia, della scrittura, la pratica del camminare e la raccolta e archiviazione di pietre, zolle di terra, legni. La fotografia diventa archivistica e la scrittura evocativa: le diverse pratiche indagano i paesaggi della psicogeologia e le sedimentazioni della mente. La metodologia della camminata è esercizio alla meraviglia: passo dopo passo si abbandona il sapere, il tempo veloce e inadeguato alla felicità, si dimentica cosa sia un albero, cosa sia il mare o una casa; ma solo per riscoprirlo, con stupore. Così l’artista riconosce nei  processi geologici le storie del Mondo, e si riscopre pietra.

Fotografare è immagine, ma anche gambe potenti.


A Giulia Bernardi piace camminare. In silenzio. Con le mani incrociate dietro la schiena perché la fatica diventa più sopportabile.

Allenata alla fatica. Ha attrezzatura pesante, che ha forgiato il suo equilibrio precario nel centro del suo stare al mondo. Ma lei volgarmente li chiama addominali. Perché per essere forti e camminare da soli, con macchine fotografiche pesanti e cavalletto, ci vuole disciplina, allenamento e addominale. Soprattutto.

La sua pratica è esperienza fisica: il paesaggio è innanzitutto vero, geografico, palpabile. È anche corpo. 







Il concetto di psicogeologia l’ha conosciuto tramite Robert Smithson guardando la sua arte e leggendo i suoi scritti. Nel 1969 Smithson parlava di sedimentazione della mente ed è uno dei primi a identificare processi mentali e processi geologici.

Ciò che attrae Giulia di questo pensiero è il paragone con il mondo roccioso. Essendo appassionata di pietre e rocce le interessa molto il paragone tra mente e pietra. Ciò non fa che ampliare la sua curiosità e utopia del voler cercare un linguaggio intimo e personale tra mondo umano e mondo non umano.

Le pietre sono la memoria del mondo. Racchiudono tracce e si rigenerano e rinnovano cambiando forma ma mantenendo la composizione. L’affascina la vita di una pietra e di come sia eterna e in evoluzione costante.
Maestra di vita, portatrice di storie.
Le ossa del mondo.

Consigli di lettura per l’estate – Quanto i libri che leggiamo possono influenzare la nostra arte
  • Questo immenso non sapere di Chandra Candiani
  • Le piccole virtù Natalia Ginzburg
  • Walkscapes – camminare come pratica estetica di Francesco Careri
  • Corrispondenze di Tim Ingold
  • Il fungo alla fine del mondo di Anna Tsing
  • Utopie realizzabili di Yona Friedman
  • Lavorare Stanca di Cesare Pavese
  • Poesie di Patrizia Cavalli
  • Rinata di Susan Sontag
  • Specie di spazi di Georges Perec

Per me la fotografia e la fase progettuale partono sempre dalla parola scritta e dai libri. I libri creano la mia visione del mondo. Difficilmente traggo ispirazione da qualcosa di figurativo. Ciò che leggo mi aiuta a comprendere meglio il mondo.
Ultimamente mi sto concentrando molto sulla lettura di saggi. Tendenzialmente ne leggo 2/3 contemporaneamente concentrandomi soprattutto sulle parti che so che possono essere utili per il mio lavoro. Le tematiche su cui mi sto concentrando sono il rapporto umano e non umano, la geologia e morfologia di determinati territori che voglio esplorare. Sono molto affascinata dai libri che affrontano la tematica della meraviglia e del ripensare a dei modelli di vivere attraverso una vita di comunità, una vita in dei paesi piccoli e al concetto di utopia. Anche le immagini suggestive che creano le poesie influenzano molto la mia pratica, così come i libri scritti sotto forma di diario
“. Giulia Bernardi




E visto che giochiamo in casa, abbiamo chiesto a Delia Mangano di lasciarci una nota curatoriale su Giulia.
Il lavoro di Giulia Bernardi offre ad uno sguardo iniziale una composizione perfetta nell’inquadratura, si intuisce una relazione speciale che si è instaurata tra l’ambiente ed i particolari fotografati e l’artista, confermata dalla sua presenza in alcuni scatti. Dialogando insieme a proposito della sua pratica, è emerso che Giulia costruisce questa poetica attraverso la fruizione della letteratura in quanto linfa per l’intelletto che stimola anche il dialogo con ciò che la circonda.

L’abitudine di camminare è come se diventasse un’estensione di questo processo creativo che si attiva grazie alla lettura e porta l’artista ad incarnare una flâneuse (in accezione baudelaireiana-benjaminiana) contemporanea, creando una connessione così forte con il paesaggio da “riscoprirsi pietra”, come ci scrive. Lasciando che sia una scelta spontanea, anche la presenza fisica dell’artista e dei pochi elementi che ha deciso finora di inserire nelle sue fotografie risultano parte del contesto in un modo straordinariamente armonico e rispettoso, suggerendo nuove vie e nuove possibilità di coesistenza antropizzata. Questo processo viene ulteriormente stimolato focalizzandoci meglio sulla scelta degli elementi fotografati da Giulia, ogni scatto è come se fosse dedicato ad un elemento naturalistico principale, che ci porta osservandolo a porci la riflessione sulla storia legata a quell’elemento e su quanto abbia influito la presenza degli esseri umani sulla sua trasformazione e su quello che è possibile osservare oggi. Le fotografie di Giulia infatti, sono spesso anche strettamente legate allo studio della morfologia del territorio e alla ricerca socio-morfologica intrapresa dall’artista in particolari contesti“.

Consigli di lettura per l’estate – Quanto i libri che leggiamo possono influenzare il nostro modo di lavorare nell’arte
  • Landscape as art and Urbanism (Lectures) di Roberto Burle Marx
  • Materialismo radicale di Rosi Braidotti
  • La cultura in trasformazione a cura di Che Fare.

L’influenza che hanno i libri per me come curatrice parte davvero da lontano, mia madre è stata un’insegnante di italiano per cui la letteratura e l’attenzione su lessico e linguaggio sono sempre stati fondamentali in casa mia. Credo non sia un caso quindi che i miei studi siano proseguiti approdando al liceo linguistico prima ed al DAMS poi.

I libri mi hanno permesso di sviluppare quindi il senso critico, la sensibilità e l’empatia che mi consentono di essere la curatrice che sono oggi e di sviluppare una connessione con artist* ed il loro lavoro. Trovo fondamentale anche tutto l’approfondimento svolto negli anni sulle parole, dal punto di vista etimologico e concettuale, perché sono elementi chiave per descrivere l’arte e per poter redigere dei testi che possano avere anche la funzione di mediazione con le opere e la ricerca di artist*.

Nel tempo il mio rapporto con la lettura è cambiato, considerando anche l’avvento dei social network, leggo molto di più articoli di settore ed interviste, rispetto ai saggi che ho studiato ai tempi all’università, e mi interesso molto ai manuali o ai cataloghi dedicati alle buone pratiche di gestione dei centri culturali, testi fondamentali per rimanere aggiornata per il mio lavoro. La narrativa è sempre stata per me più un mezzo di evasione e di sviluppo dell’empatia, ruolo che svolge tuttora e che, come accennavo, contribuisce indirettamente nel formarmi professionalmente“.


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